Quando si parla di Campo Emilia tutti quanti comprendiamo immediatamente a cosa ci stiamo riferendo e l’importanza che risiede nell’offrire ai giovani di tutto il mondo la possibilità di vivere un’esperienza concreta di quanto inciso nell’etica lionistica: considerare l’amicizia come fine e non come mezzo, nella convinzione che la vera amicizia non esiste per i vantaggi che può offrire; che la vera amicizia non richiede nulla, e che se ne devono accettare i benefici nello spirito che la anima; nelle finalità del Lions Clubs International: creare e stimolare uno spirito di comprensione tra i popoli del mondo, ed anche nelle finalità del Leo Club: fornire l’occasione per promuovere la comprensione internazionale.
Campo Emilia: un “Campo Inclusivo”
Nel corso degli anni il Campo si è spostato lungo quasi tutto il Distretto (1999-2001 Bologna – Castel de’ Britti; 2002 – 2005 Modena; 2006 – 2008 Reggio Emilia – Correggio; 2009 – 2011 Ferrara; 2012 – 2014 Parma; 2015 – 2017 Modena; 2018 – 2020 Reggio Emilia) e ha ospitato più di cinquecento ragazzi.
Da qualche anno è stata fatta un’importante innovazione, in piena sintonia con le parole di Helen Keller che spronavano i Lions a combattere il buio divenendo Cavalieri della Vista: il Campo Emilia è divenuto il primo campo inclusivo, dando così la possibilità anche a ragazzi ciechi ed ipovedenti di partecipare assieme ai ragazzi normodotati. Non c’è modo migliore per celebrare questo importante traguardo, se non ponendo alcune domande a chi il Campo Emilia lo vive costantemente, non solo durante il suo svolgimento, ma anche ogni giorno dell’anno. Ecco i pensieri di Loris Baraldi, storico e attuale YCEC del Distretto 108 Tb, Daniela Gardini, attuale Direttore del Campo e Marco Tioli, socio Leo, Camp Leader e attualmente Officer del Distretto Leo e del Multidistretto Leo per l’Area Internazionale e gli Scambi Giovanili.
Loris Baraldi
Loris, quando pensiamo al Campo Emilia è inevitabile ricollegarlo al tuo nome, ma come è nato il legame con questa realtà che festeggia quest’anno la ventesima edizione?
Mamma mia, vent’anni! Eravamo ancora nell’altro secolo! Al termine del Convegno di apertura del 1999, che si teneva a Bologna, andammo a Castel de’ Britti, sulle colline bolognesi, per vedere come funzionava il nuovo Campo giovani del nostro Distretto (Cesare Diazzi Governatore) appena inaugurato. Con alcuni amici Lions modenesi eravamo interessati a proporre la nostra candidatura per organizzare il campo al termine dell’esperienza bolognese… è lì che conoscemmo il giovanissimo Rodolfo Daini, primo Direttore del campo, e che ci innamorammo di questo splendido programma. Da allora, come un palloncino legato al polso di un bambino, sono rimasto ancorato al mondo dei ragazzi.
Se non sbaglio tu sei stato parte anche del team che ospitò il Campo Italia, giusto?
Accennavo prima al palloncino che non riesce a guadagnare la libertà del cielo: chi viene a contatto con il mondo degli scambi giovanili ne rimane contagiato per sempre! Dopo aver fatto parte dello staff del primo campo di Modena, era talmente tanta la nostalgia e il vuoto provati alla fine dell’esperienza che, con lo stesso “gruppo di fanatici” del Campo distrettuale, chiedemmo di partecipare all’assegnazione del Campo Italia. La buona esperienza maturata fu un biglietto da visita importante e il Campo Italia venne affidato al 108 Tb.
Da vero Lions quale sei, non puoi stare fermo, non riesci a non essere impegnato in qualcosa, per cui, terminata l’esperienza del Campo Italia, come hai proseguito?
Il Campo Emilia proseguiva brillantemente organizzato da altri club, ma io ero disoccupato! Grazie alle conoscenze e alle amicizie maturate all’estero durante la parallela attività di responsabile degli scambi giovanili per il nostro Distretto (YCEC), ma soprattutto al Campo Emilia, fui invitato a far parte dello staff del Campo Rotorua in Nuova Zelanda e l’anno successivo del Camp Kanga in Australia.
Nel nostro Distretto sei colui che conosce meglio di chiunque altro le realtà dei Campi Giovanili, esprimici in due frasi cosa significa Campo per la gioventù.
Il mondo degli scambi giovanili e Campi per la gioventù è un virus altamente contagioso dal quale si riesce a fatica a disintossicarsi. In questi anni ho avuto la fortuna di lavorare con Lions e Leo splendidi che fanno del servizio agli altri la propria missione. Vorrei elencarli tutti ma per evitare di dimenticare qualcuno non cito nessuno. Stessa cosa per i 400/500 ragazzi con i quali ho avuto il privilegio di camminare sul sentiero della vita. I loro volti si confondono, si sovrappongono, si mescolano ma sono tutti indelebilmente nel mio cuore. Chiunque voglia avere una propria immagine di quello che è il Campo Emilia può venirci a trovare. L’estate prossima saremo al Castello di Rossena ad accogliere tutti i giovani ospiti che arriveranno da tutto il mondo ma anche tutti gli amici Lions e Leo che vorranno venirci a trovare.
Daniela Gardini
Daniela, tu sei l’attuale direttore del Campo, che cosa rappresenta per te questa esperienza?
Il Campo Emilia può essere tantissime cose. Per me è stato il regalo più bello e l’esperienza lionistica più appagante che avessi potuto desiderare. Per i ragazzi provenienti da oltre 20 Paesi è stata un’avventura unica risiedere in un castello medievale (Castello di Rossena) e confrontarsi con mentalità e culture diverse. Per gli ipo- e non vedenti è stata una sfida mettersi in gioco in un ambiente sconosciuto e logisticamente ostico. A noi staff ha insegnato tantissime cose sulla gestione e le dinamiche dei gruppi, la formazione di un team e che cosa significa leadership.
Come è stato inizialmente e come è tutt’oggi dover gestire questo splendido gioiellino che ti è stato affidato? E quali capacità hanno permesso a voi come gruppo di avere successo nella gestione?
Ho avuto la fortuna di avere fin da subito dei Camp Leader esperti provenienti da diversi anni di attività. Avere delle persone che ne sapevano più di me ha facilitato molto il mio compito, che inizialmente non mi era del tutto chiaro. Ho osservato che siamo cresciuti insieme, io come referente principale e responsabile dello staff e dei nostri ospiti e anche e soprattutto i Camp Leader. Ho notato la differenza tra il primo e il secondo anno: meno presenza mia e maggiore autonomia dello staff, meno richieste di conferme e più sicurezza nella risoluzione di situazioni che si presentavano e meno necessità di istruzioni. Kenneth Blanchard, il padre della leadership situazionale, ci avrebbe preso come esempio perfetto.
Dal tuo racconto emerge chiaramente come il Campo Emilia sia un qualcosa di sempre vivo, sempre in movimento, sempre in evoluzione; come hai gestito il ricambio generazionale in questi anni?
Quest’anno abbiamo inserito quattro nuovi elementi nello staff del Campo che sono stati affidati a un “mentore” facente parte dello staff. Ho osservato il mentore scontrarsi con la sua idea iniziale del ruolo affidato e rivedere il proprio approccio quando era evidente che non era la modalità più efficace. Ho visto i Camp Leader storici sempre vigili e allo stesso tempo capaci di delegare in funzione delle capacità del singolo per farli crescere. Ho visto dare pacche sulle spalle per l’ennesima corsa su e giù per le ripide scale del castello. E insieme abbiamo risolto situazioni difficili confrontandoci onestamente e apertamente per trovare la soluzione migliore.
Il punto forte di questo bellissimo Team?
Sono convinta che la nostra cultura di feedback rispettoso, oltre la discussione e condivisione delle decisioni abbia contribuito a fare dello staff del Campo Emilia una vera squadra con dei giovani leader capaci di adattarsi velocemente e con grande empatia a situazioni diversissime.
Marco Tioli
Caro Marco, tu sei il socio con maggiore anzianità leoistica del Distretto e sei partecipe della realtà degli Scambi giovanili e dei Campi per la Gioventù da sempre, addirittura da quando ancora non eri Leo; oggi Camp Leader e anche responsabile distrettuale e multidistrettuale per l’Area Internazionale, come è nata questa tua esperienza?
Personalmente ho avuto la fortuna di vivere lo Youth Exchange Program in tutte le sue parti, di conoscene tutti i suoi lati e sfumature. Il primo contatto che ho avuto con questo service fu quando il Campo Italia, che aveva in quegli anni sede a Modena, fu ospitato dal Lions Vignola; trovarmi circondato da tanti ragazzi di innumerevoli nazionalità diverse, che vivevano questa esperienza come una famiglia, fece colpo e mi innamorai del progetto. Da allora ho partecipato a due scambi (Repubblica Ceca e Slovacchia, Australia), ho ospitato circa una decina di ragazzi e da 7 anni sono Camp Leader del Campo Emilia.
Nel tuo ruolo di Camp Leader come hai visto evolvere il Campo?
In questa esperienza come staff ho visto il Campo mutare, evolversi e adattarsi sempre con nuove iniziative per rendere l’esperienza indimenticabile per i ragazzi che vi partecipano.
Tu hai vissuto anche la svolta verso l’attuale Campo inclusivo, quale è stata la portata di questo passo?
Due anni fa il Campo ha deciso di diventare un ambiente inclusivo accettando tra i campers ragazzi non vedenti e ipovedenti, un passo che ha segnato un cambiamento decisivo e importantissimo. Siamo stati il primo campo al mondo a sponsorizzare questo tipo di inclusione e vi posso assicurare che, sia per chi lo organizza sia per chi lo vive, è un’esperienza che segna nel profondo. Ad oggi il Campo Emilia ospita 27 ragazzi e inoltre ha 5 posti aggiuntivi per ragazzi non vedenti e ipovedenti stranieri o italiani il programma del campo è volto all’inclusione con attività di condivisione delle proprie esperienze di vita per creare nei ragazzi una maggiore consapevolezza riguardo le problematiche riguardanti la vista. I ragazzi vivono assieme, nello spirito della condivisione totale di ogni aspetto della giornata, e si aiutano a vicenda comprendendo che le diversità di nazionalità, pensiero, religione o disabilità non sono altro che facciate dietro alle quali si nasconde un amico, una persona che non è diversa da noi.
Come vuoi concludere questa intervista?
Concludo invitandovi a partecipare sempre più e ad interessarvi al programma degli Youth Exchange, un service internazionale capace di arricchire umanamente in maniera indelebile la vostra persona.
Testimonianze da tutto il mondo
I giovani che hanno vissuto il Campo Emilia:
Adel, Algeria: Questa esperienza è stata la migliore di tutta la mia vita.
Liel, Israele: Al Campo Emilia ho imparato davvero tanto e ovviamente mi sono divertita moltissimo.
Mihir, India: Gli amici che ho trovato al Camp Emilia sono amici per la vita.
Raquel, Spagna: Al Campo eravamo come una grande famiglia.
Anna, Armenia: Al Campo Emilia ho scoperto nuove culture, nuove emozioni e una nuova me stessa.
Barusch, Messico: La persona che è arrivata in Italia non è la stessa che è tornata a casa.
Molly, USA: Questo viaggio mi ha aperto gli occhi su quanto sia grande e vario il mondo